#La scuola non si ferma #Io resto libero - Celebrazione del 25 aprile

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Una poesia di Prevert

Collegamento permanente Inviato da Fabio.Marca il 

Barbara
Barbara è una delle più belle poesie d'amore di tutti i tempi. Scritta da J. Prevert nel 1946, contrappone l'amore con ciò che gli è assolutamente contrario cioè la guerra. L'effetto è di una bellezza travolgente
BARBARA
Ricordati Barbara
Pioveva senza sosta quel giorno su Brest
E tu camminavi sorridente
radiosa, piena di vita, grondante
Sotto la pioggia
Ricordati Barbara
Pioveva senza sosta su Brest
E io ti ho incontrata in rue de Siam
Tu sorridevi
e anch'io sorridevo
Tu non sapevi chi fossi
e nemmeno io ti conoscevo
Ricordati
Non dimenticare mai quel giorno
Non dimenticarlo
Un uomo riparato sotto un portico
Ha gridato il tuo nome
Barbara
E tu gli sei corsa incontro sotto la pioggia
serena, felice, raggiante,
E ti sei gettata fra le sue braccia
Ricordati Barbara
E non avertene a male se ti do del tu
Io do del tu a tutti quelli che amo
Anche se li ho visti una sola volta
Io do del tu a tutti quelli che si amano
Anche se non li conosco
Ricordati Barbara
Non dimenticare mai
Questa pioggia buona e felice
Sul tuo viso felice
Su questa città felice
Questa pioggia sul mare
Sull'arsenale
Sul battello d'Ouessant
Oh Barbara
Che coglionata la guerra
Che ne è stato di te
Sotto questa pioggia di ferro
Di fuoco di acciaio di sangue
E quello che ti teneva fra le sue braccia
Teneramente
E' morto disperso o è riuscito a sopravvivere
Oh Barbara
Piove ancora senza sosta su Brest
Come pioveva allora
Ma non è più la stessa cosa e tutto si è guastato
E' una pioggia di un dolore terribile e desolato
Non è più l'uragano
Di ferro di acciaio di sangue
Sono solo nuvole
che vanno a morire come dei cani
dei cani che scompaiono
Sull'orizzonte sopra Brest
E vanno a marcire lontano
Lontano molto lontano da Brest
Dove non resta più niente
J. Prevert 1946

Da una frase di Sandro Pertini

Collegamento permanente Inviato da Mauro.Reali il 

“Oggi la nuova Resistenza in che cosa consiste? Ecco l'appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia”. Sandro Pertini, partigiano e Presidente della Repubblica Italiana (Discorso agli Italiani del 31 dicembre 1983)
Difendere la libertà, la Repubblica la democrazia, non deve essere – oggi più che mai - un concetto astratto. Neppure per i più giovani.  Significa fare ogni giorno “buon uso” della propria libertà personale – con i gesti e con le parole - e consentire quella altrui, senza alcuna prevaricazione. Significa partecipare attivamente alla vita civile, e contribuire con le proprie idee a migliorare il mondo, piccolo o grande, che ci sta intorno: quello fatto dalla nostra famiglia, dalla nostra classe, dalla nostra scuola… fino a quello più numeroso costituito dalla nostra città e dal nostro Paese. Ma significa anche ricordare che se possiamo dire sempre e comunque come la pensiamo lo dobbiamo ai partigiani, ragazzi (alcuni più o meno della vostra età, cari studenti del “Banfi”) che molti anni fa ebbero il coraggio di mettere a rischio la loro vita proprio perché i giovani delle epoche successive potessero vivere in questa privilegiata condizione; la nostra condizione di libertà, intendo. Ed è questa la più alta delle “posizioni” conquistate cui alludeva il Presidente Sandro Pertini nel suo discorso.
Non sprechiamo, ragazzi, questo enorme regalo. Non chiudiamoci nella convinzione che le nostre idee noi non interessino a nessuno; o, ancora peggio, che a noi non interessino quelle del nostro compagno di classe o vicino di casa. Perché libertà, Repubblica, democrazia sono realtà che non possono essere vissute appieno se non come membri di una comunità. Lo sapeva bene il partigiano Pietro Benedetti, il quale, condannato a morte dai nazi-fascisti, così scriveva ai propri familiari:
“Amate la libertà e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici e qualche volta con la vita. Una vita in schiavitù è meglio non viverla. Amate la madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo e, ovunque vi sono vostri simili, quelli sono i vostri fratelli”.
Mi pare che non ci sia altro da aggiungere. Buon 25 aprile a tutti. 
Mauro Reali, docente del Liceo “Banfi”

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